DECALOGO DEGLI ERRORI: DIECI IDEE SBAGLIATE NEI CONFRONTI DEL LEGNO
Non sempre le informazioni sui materiali lignei e la loro effettiva durabilità nel tempo sono corrette; troppi luoghi comuni e fantasia rischiano di indurre a semplicistiche valutazioni
Nonostante il legno sia considerato a tutti gli effetti un materiale affidabile, soprattutto in ambito edilizio, grazie alla sua versatilità e alle sue peculiarità, non sempre le informazioni su questa risorsa naturale sono corrette. Ad entrare nel merito di considerazioni errate, dei pregi e dei difetti del legno, è il professor Guglielmo Giordano che ha stilato un decalogo di "luoghi comuni" a cui, in qualità di autorevole esperto a livello internazionale, contrappone la giusta informazione.
1. Quanto più lunga è la stagionatura tanto minore sarà l'umidità contenuta nel legno ... cosicché dopo molti anni dal taglio degli alberi il legno possa considerarsi "completamente secco", e cioè l'umidità contenuta sia zero. E' vero che il legno fresco di taglio esposto all'aria perde la sua umidità progressivamente, ma non appena detta umidità viene a equilibrarsi con quella dell'aria ambiente il fenomeno non si arresta. In altre parole a distanza per es. di quattro mesi dal taglio il legno ridotto in tavole conterrà meno acqua che a distanza di soli due mesi, ma dopo 8-10 mesi è probabile che esso si sia equilibrato con l'ambiente avendo una umidità che si aggirerà tra l'8% e il 15%. Ovviamente però se l'umidità dell'aria si modifica anche quella del legno varierà con delle oscillazioni che non possono assolutamente venire soppresse.
2. Vi siano dei trattamenti di essiccazione artificiale o delle vernici atte ad impedire in modo assoluto scambi di umidità tra legno ed aria ambientale ... con tali mezzi si può ritardare la velocità dell'adeguamento alle mutate condizioni ambientali, oppure diminuire l'entità del fenomeno, ma non si potrà mai eliminare del tutto l'oscillazione del contenuto d'acqua del legno e, conseguentemente, la sua possibilità di "lavorare" o "muoversi" per effetto di rigonfiamento o di ritiro. In altre parole nessun procedimento applicabile commercialmente è in grado di "bloccare" o "stabilizzare" completamente e permanentemente il legno in una determinata condizione di stagionatura e di dimensioni.
3. Che il legno all'aria faccia i tarli o la carie ... e cioè che il passare del tempo induca nel legno forme spontanee di vita di organismi quali gli insetti (agenti delle tarlature) o i funghi (agenti delle carie o marciumi). Non esistono generazioni spontanee: affinché tanto i funghi quanto gli insetti possano insediarsi nel legno è necessario arrivino su di questo le spore o le uova: in un secondo tempo perché questi organismi possano vivere svolgendo la loro azione distruttiva è necessario che nel legno permangano delle condizioni convenienti di umidità. Se si vogliono evitare danni da insetti è necessario eliminare questi dai depositi bruciando tutti i cascami e gli scarti, controllare frequentemente lo stato delle cataste e, qualora si rilevino attacchi in corso, procedere a nebulizzazioni generalizzate di adatti antisettici. Per i funghi è impossibile impedire che nell'aria circolino moltitudini di spore e bisogna quindi cercare di ottenere nel legno, mediante una accurata stagionatura oppure essiccazione artificiale, condizioni di bassa umidità alla quale i funghi trovino condizioni poco favorevoli per il loro insediamento.
4. Che esista un tarlo del legno od un marciume unico per tutti i legni ... gli insetti ed i funghi che svolgono la loro attività a carico del legno sono svariate centinaia ed ognuno di tali organismi si manifesta e vive in modo suo proprio e con specifica preferenza di determinate specie legnose mentre altre ne sono del tutto immuni. Ciò significa che i metodi di prevenzione e di lotta, pur avendo come base i principi generali (di cui al punto 3), differiscono talvolta nei loro particolari per conoscere i quali occorre rivolgersi a Istituti di Ricerca specializzati oppure consultare opere tecniche serie ed aggiornate.
5. Che basti l'essicazione artificiale a temperatura sufficientemente elevata per sterilizzare permanentemente il legno ... anche ammettendo che l'azione del calore si stata bastante a far morire tutti gli organismi distruttori presenti nel legno al momento del trattamento, nulla impedisce che su di esso vengano poi in un secondo tempo deposte nuove uova da parte di insetti vaganti, o spore portate dall'aria, cosicché l'attacco, particolarmente degli insetti, può ricominciare daccapo. Se si vuole veramente garantire il legno da qualsiasi forma di degradamento dovuto ad organismi bisognerà, dopo l'essicazione artificiale a temperatura sufficientemente elevata, ancora effettuare un trattamento superficiale a base di antisettici sicuri, capaci ci costruire una efficace barriera di protezione contro lo sviluppo di uova o di spore arrivate sul legno.
6. Che la durabilità del legno nel tempo e cioè la sua maggiore o minore resistenza alle alterazioni (carie e tarlature) possa dipendere dalla posizione della luna o della lunazione in corso quando si effettua il taglio ... l'influenza è viceversa esercitata dalle stagioni perché alla ripresa vegetativa incominciano a circolare nell'albero particolari sostanze che favoriscono lo sviluppo dei funghi e degli insetti, la cui attività è d'altronde ridotta al minimo durante la stagione del riposo vegetativo (inverno). In un dato luogo una certa lunazione (per esempio la cosiddetta "luna di marzo") può corrispondere come data all'inizio locale della vegetazione ed essere valida per indicare il limite oltre il quale è bene non più tagliare gli alberi, ma per una località situata molto più a Nord oppure ad alta quota detto termine si sposta su di un'altra lunazione posteriore, per es. alla "luna di aprile". L'insieme dei fenomeni che si svolgono negli alberi da un lato e nel ciclo vitale degli organismi attaccanti il legno dall'altro fa si che le osservazioni, pur se valide, fatte in un dato luogo, in un certo anno e per una determinata specie legnosa, non possano essere generalizzate ed applicate indistintamente a qualsiasi taglio di legname.
7. Che a determinare la qualità del legno o la sua applicabilità ad impieghi costruttivi basti il gradevole aspetto delle superfici o la scarsità di nodi ... in realtà la facilità di lavorazione e la resistenza meccanica dipendono anche da altri fattori meno appariscenti, ma non per questo meno importanti: così ad es. l'inclinazione della fibratura, la densità (che per le conifere alpine è tanto maggiore quanto più stretti sono gli anelli), le possibili fratture microscopiche da vento o da tensioni interne, le alterazioni incipienti, ecc.
8. Che la denominazione commerciale, spesso di fantasia, possa garantire determinate caratteristiche del legno ... Per agevolare al massimo la vendita di legnami ancor poco conosciuti è invalso l'uso di attribuire loro dei nomi di legni pregiati eventi un colore più o meno analogo. Tale elemento visivo non è però detto corrisponda alle caratteristiche di resistenza o di lavorazione. Così ad es. legni bruni o di facile tinteggiatura in bruno sono sovente denominati "noce" pur non appartenendo alla famiglia del vero noce (Juglandacee). Mentre legni rosso scuri sono gabellati come "mogano" anche se hanno basse caratteristiche di durabilità ed appartengono a famiglie diverse da quella delle Meliacee nella quale rientra il vero mogano.
9. Che ogni specie legnosa sia caratterizzata da un valore di densità o peso specifico ... forti sono invece le differenze che possono esservi tra più campioni a seconda della zona e delle condizioni in cui è cresciuto l'albero, della parte del tronco, del contenuto percentuale di umidità; comunque tutti i valori di densità del legno naturale in equilibro con l'aria ambiente sono sempre inferiori a 1350 kg/m3.1 valori indicati nei Testi di Tecnologia per le varie specie legnose rispondono a dei criteri di valore medio o di massima frequenza, al disopra o al disotto del quale si possono riscontrare, all'atto pratico della misurazione su di un solo campione, notevoli differenze.
10. Che il potere calorifico delle latifoglie pesanti sia superiore a quello delle conifere leggere ... a tale riguardo bisogna non confondere il potere calorifico e cioè la quantità di calore sviluppata dalla combustione completa di 1 Kg di legno completamente privo d'acqua, con il comportamento ed i risultati finali della combustione. Infatti mentre il potere calorifico delle latifoglie pesanti quali quercia, faggio, carpino è di 3600 gradi calorie per Kg quello delle conifere leggere quali pino ed abete è di 3800 gradi di calorie per Kg: tuttavia a favore delle latifoglie stanno la persistenza della brace, la minor presenza di fuliggine nella fiamma e - per ottenere un dato sviluppo di calore - l'impiego di un minor numero di pezzi (il peso specifico delle latifoglie citate è sempre di molto superiore a quello delle conifere).
tratto da "Tetto & Pareti in Legno"